Enzo Mari, la coscienza dei designers

Il mondo del design da qualche giorno ha perso una delle sue stelle: all’età di 88 anni è infatti scomparso Enzo Mari, designer, filosofo e accademico italiano. Nato nel piccolo paese di Cerano, in provincia di Novara, nel 1932, Mari aveva frequentato l’Accademia di Brera, per poi dedicarsi all’insegnamento e al design industriale, avendo così l’opportunità di approfondire sia gli aspetti teorici sia quelli pratici del design.
In Triennale
Tra le iniziative per celebrare di uno dei maestri del design, la Triennale di Milano propone, dal 17 ottobre 2020 – 18 aprile 2021, la mostra “Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli” che documenta più di 60 anni di attività dell’artista. In esposizione, accanto alla sezione storica dedicata al percorso e alla filosofia di Mari, una serie di contributi e di progetti di artisti internazionali che omaggiano il designer con installazioni e lavori a lui dedicati e ispirati. Oltre alla mostra sono state attivate diciannove piattaforme di approfondimento su altrettanti progetti che approfondiscono la poetica del designer novarese, video interviste e podcast che ne testimoniano la costante tensione etica e la sua capacità di dare forma all’essenziale.
Abbiamo chiesto a Giorgio Tartaro, da anni giornalista del mondo dell’architettura e del design, che ha avuto modo di intervistare il maestro, una sua dichiarazione sull’artista: «Enzo Mari è Contro la senescenza dell’oggetto, Contro il mercato dell’oggetto, Contro la proliferazione inutile di oggetti, Contro il design come arte, Contro l’oggetto gadget... A favore del progetto. Etica ed estetica del contemporaneo».
La sua vita
Fin dagli anni Cinquanta svolse Mari anche un’intensa attività artistica, con mostre personali e collettive in gallerie e musei di arte contemporanea, interessandosi nel contempo a vari aspetti del design, tra cui la psicologia della visione, e alla programmazione nel campo delle ricerche estetiche.
Il valore delle sue idee fu ben presto recepito e apprezzato: vinse per ben cinque volte il Compasso d’Oro, il più antico e importante premio internazionale di design industriale; l’ultima volta fu nel 2011, un premio alla carriera a suggellare la straordinaria parabola di Mari.
Diversi musei di arte contemporanea ospitano sue opere e oggetti: dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma al Moderna Museet di Stoccolma; dal Stedelijk Museum di Amsterdam al Musèe des Arts Décoratifs; dal Kunstmuseum Düsseldorf al Kaiser Wilhelm Museum Krefeld fino ad arrivare Museum of Modern Art di New York.
Nel corso degli anni sono state diverse le mostre che gli sono state dedicate: l’ultima alla Triennale di Milano proprio nei giorni della sua scomparsa.
Mari è il “Padre” di oltre 1.500 oggetti, alcuni dei quali entrati di diritto nella storia del design: i complementi per la casa di Danese, ma anche i giochi per bambini o le iconiche forme di animali; le sedie “Tonietta” per Zanotta, “Delfina” per Robots, “Mariolina” per Magis, “Box” per Castelli; il tavolo “Frate” per Driade; ancora, numerose ricerche sugli oggetti per la tavola per Alessi o Zani & Zani. Sono oggetti entrati a far parte del nostro quotidiano.
La sua opera
L’opera di Enzo Mari è focalizzata sulla psicologia della percezione visiva ed è caratterizzata da una continua ricerca e dalla sperimentazione di nuove forme e significati del prodotto, anche in contrapposizione agli schemi tradizionali del disegno industriale, nonché da un coerente utilizzo dei materiali.
Il suo contributo è ritenuto fondamentale per la storia e lo sviluppo del design italiano nel mondo.
Secondo Mari compito del designer non è solo la creazione di oggetti belli e forme piacevoli: l'aspetto funzionale è imprescindibile, così come le scelte progettuali che comportino efficienza in campo di materiali e lavorazioni.
Non può esservi poesia senza metodo.
Il ruolo di Mari nell’evoluzione del design italiano e internazionale è tale che un altro grande maestro del design, Alessandro Mendini, disse: «Mari non è un designer, se non ci fossero i suoi oggetti mi importerebbe poco. Mari invece è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers, questo importa».
Foto Ramak Fazel



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